INCONTRIAMO GLI ARACHNES

La prima domanda è di rito, soprattutto perché, almeno nel panorama delle sigle televisive, non siete certo un nome conosciuto. Parliamo un po' di voi...

FRANK. Ciao a tutti, siamo Frank Caruso ed Enzo Caruso, rispettivamente chitarrista e tastierista/vocals degli ARACHNES. Una band di prog-power che abbiamo fondato nel 1995 dalle ceneri della precedente band, i FIREHOUSE.
Siamo entrambi session-man, in realtà ora io mi occupo dello studio di registrazione che ho aperto ed Enzo continua la sua attività di insegnamento e arrangiatore oltre che di autore ovviamente. Come ARACHNES abbiamo pubblicato 5 album distribuiti in tutto il mondo, di cui 2 anche in edizione Giapponese, un mercato florido per il nostro genere. Non siamo quindi dei giovanotti, io del 1968 ed Enzo del 1959.
Suoniamo credo da sempre, io dall’età di 6 anni e Enzo pure, io poi ho seguito gli studi classici (Canto gregoriano-Musica sacra) mentre enzo quelli jazzistici, e ora insegna jazz infatti. Non deve stupire che poi si facciano dischi metal, in realtà nei nostro lavori è molto forte la componente prog che ben si sposa con quella più neoclassica dovuta più alla mia formazione

Anche la seconda domanda, visto il tema principale del sito, è abbastanza scontata.
Quando si parla di sigle televisive generalmente si associano a cartoni animati, specialmente quelli giapponesi: li guardavate da piccoli? Li guardate ancora?


Frank. Li guardavo e li ricordo con piacere, io sono cresciuto con Goldrake e Jeeg robot. Erano gli anni dei cartoni “robotici” da Mazinga in poi diciamo….
Da maschietto non ero molto attratto dalle varie Heidi o Candy Candy, quindi come vedi sono preparato in materia, pur non collezionando nulla se non qualche belllissimo mp3 o video presi dalla rete

Conoscete o ricordate il nome di qualche artista o gruppo che realizza o realizzava sigle televisive? I nomi più famosi sono ovviamente Cristina D’avena, I Cavalieri del Re, I Superobots... ve li ricordate? Ricordate qualche sigla che ascoltavate da piccoli? Se sì che ricordi vi danno? Avete mai provato a strimpellare qualche sigla di cartone, magari da ragazzini alle prime armi con gli strumenti?

Enzo. Mi viene in mente il Banco del Mutuo Soccorso, credo qualcuno del Rovescio della Medaglia, ma potrei anche sbagliarmi. Come puoi notare si tratta di musicisti di altissimo livello, e questo non è un caso. Chi lavora per uno spot o una sigla di solito è sempre molto in gamba, e potrebbe benissimo realizzare intere colonne sonore, per il cinema e affini. Stiamo parlando, beninteso, di compositori, e non di semplici interpreti, ovvero persone che hanno, di fatto, una visione a trecentosessanta gradi, multidimensionale, e che in quanto artisti a tutto tondo sanno cogliere non solo l’aspetto specificamente musicale, ma anche tutto il resto, fatto pure perché no di implicazioni di carattere psicologico, sanno lavorare sui tempi in modo sostanzialmente attorale, e conoscono i trucchi degli equilibri nei tempi narrativi, utilizzando ad hoc diversi linguaggi, e comunque conoscendone le coordinate.
Quello che ricordo, ora che ne parlo, mi sembra enorme, e a qualcosa si resta particolarmente legati. Non so se per esempio Franco ricorda che suonavamo insieme la sigla di Sandokan. Allora lui era piccolissimo, non aveva più di cinque o sei anni, ed io ero un giovanissimo adolescente. Ho compreso dopo che qualche volta lui si scocciava, giacché io, più grande di lui, tendevo ad utilizzarlo un po’ a mio piacimento. Ma proprio per questo comprendevo l’utilità di questa cosa; in fondo per me non era solo un gioco, e sapevo che stavo facendo qualcosa di molto utile anche per lui, che già era sbalorditivo.
Quello che a me piaceva suonare da piccolo... mah, se ci penso ora, dovevo essere un ragazzino problematico. Mi tiravo giù i valzer viennesi, cercavo di comprenderne le progressioni armoniche, ed ero in grado di sentire gli accordi alterati sulla dominante. Pertanto le siglette semplici mi annoiavano un poco. A scuola me ne andovo in giro con la melodica suonando per i corridoi la sigla delle comiche di Stanlio e Ollio. Ti giuro che mi sta ritornando in mente tutto in questo momento, è bellissimo!

Non in molti lo sanno, ma sono già stati diversi i casi in passato in cui musicisti di buona fama, anche in ambito rock o comunque non strattamente legato all’ambito della produzione televisiva o cinematografica hanno partecipato alla realizzazione di sigle televisive, basti citare i nomi di Fabio Concato, Patrick Djivas, Franz Di Cioccio, Franco Mussida e altri membri della PFM, Ares Tavolazzi, il mitico bassista degli Area, per non parlare di Paul McCartney, per la TV inglese.
Lo sapevate? Cosa ne pensate? Considerate realizzare sigle televisive una forma di espressione musicale “minore” rispetto a quello che fate abitualmente?

Enzo. Ultimamente frequento parecchie persone, amici compositori, che sono fondamentalmente degli artisti nell’ambito del jazz o della fusion, e che normalmente realizzano sigle, commenti, spot e quant’altro. Per tutti vale la stessa cosa: ovvero da un lato ti può capitare di creare qualcosa che mai avresti immaginato potesse diventare una sigla o qualcosa di simile; e al tempo stesso ti succede di trascorrere una giornata pensando a come diavolo possa suonare una musica che commenti un profumo. Da un punto di vista del rapporto fra linguaggi, penso all’equilibrio fra tempi narrativi ed esigenze musicali, e le esigenze visivo-percettive, la seconda cosa direi che è maggiormente stimolante. So bene dei nomi che hai citato, e ancora notiamo che si tratta non solo di musicisti, ma spesso di turnisti, cioè persone che sanno mediare, e ti assicuro che spesso si tratta di gente che sa stare molto bene con gli altri, e direi che questo è fondamentale. Per gli Area penso anche a Tofani e Fariselli, i quali non so se operino nel settore di cui stiamo parlando, so però che hanno un mare di requisiti da vendere.
In questo momento mi vengono in mente due cose che abbiamo realizzato con Franco, ovvero una sigla calcistica, forse per Italia 1, e uno spot per una linea di profumi. Quello che devi fare, qui, musicalmente, lo definerei tutt’altro che di secondo ordine. Nel primo caso abbiamo letteralmente spremuto un riff di jazz alla Miles Davis, e abbiamo dovuto realizzare l’arrangiamento per l’orchestra di fiati. Al resto ci hanno pensato gli operatori televisivi. Invece lo spot ha richiesto un lavoro enorme, con lo storyboard, quindi una sorta di approccio cinematografico. La musica l’abbiamo estrapolata da uno standard di jazz, appositamente riadattato, anche dal punto di vista tematico. Abbiamo preferito seguire le riprese video, tutte in analogico, qualcosa di veramente affascinante, con ambientazioni incredibili, la ricostruzione della realtà della strada in uno studio, niente computer, se non lo vedi non ci puoi credere.
Chiamare tutto ciò un lavoro minore sarebbe una follia. Se lo fai bene e con passione è invece qualcosa di grande. Quando suono e canto sto parlando una lingua, ma nella mutimedialità è necessario qualcosa che definirei “globale”, che va oltre. Tutto questo in pochi istanti. Vorrei ricordare che Igor Stravinskji seguì personalmente la lavorazione di “Fantasia” con la sua “Sagra della Primavera”, tutto in animazione, e che le musiche dei cartoni di produzione americana sono eseguite da orchestre da brivido, e le composizioni sono fantastiche. Mio figlio si è appassionato alla Serie di “Guerre Stellari”, e riesce ad eseguire qualcosa. Io ho preso il tema di Darth Vader e l’ho rielaborato appositamente per lui, al pianoforte, e mi sono reso conto, ancora una volta, come la musica di commento è, quasi sempre, musica di altissimo livello. Il fatto è che, per poterla valutare appieno, la devi sentire senza immagine. Qui sta il trucco.

Cosa avete realizzato nel settore delle sigle? Come mai avete deciso di esplorare anche questo settore? Avete lavorato solo per la televisione o anche per altri settori, tipo il cinema? Avete lavorato solo per Mediaset o anche altri network televisivi? Quando avete cominciato? Quale è stato il vostro primo brano? E l’ultimo?

Frank. Dunque qui dobbiamo articolare la risposta: l’inizio è stato abbastanza casuale, perché lavoravo come turnista in uno studio di registrazione dove erano stati commissionati degli spot e con il quale tutt’ora collaboriamo. Quindi inziammo in realtà come esecutori, poi proposi delle mie cose che piacquero subito, le più rock, e lo stesso Enzo con un taglio più funky; da lì inizio una collaborazione sempre più intensa. Abbiamo così composto anche per la fonit-cetra un pacchetto di brani che fanno parte del repertorio RAI quindi, ma senza utilizzi di particolare spicco. Per il teatro abbiamo composto diverse cose, ma sicuramente le più importanti sono quelle con mediaset, il cui primo brano importante è credo la sigla di “8mm” la trasmissione antenata della attuale “real TV”.
Sempre in quel periodo abbiamo scritto e registrato la sigla de “L’appello del Martedì”, trasmissione calcistica, collaborando con un altro autore oltre che con la sezione fiati dell’orchestra di mediaset che registrammo proprio nello studio del nostro amico.
Poi nella pubblicità un sacco di cose: Lancaster, Bulova, Gazzetta dello sport, Hiunday, Energizer e una serie di televendite.
L’altra sera ho sentito un nostro brano come sottofondo di un servizio di Striscia la Notizia… bene…
Poi una serie di brani sono andati a far parte del materiale destinato all’editoria, dalle videocassette della MARES (attrazzature subacquee), TURISANDA,  al DVD del Motomondiale e Valentino Rossi.
Il brano ARACHNE invece è stato sigla di un ciclo di film “credo horror” per DUEL TV.
L’ultimo brano lo stiamo facendo….. siamo al lavoro!

Indubbiamente, sembrerà strano a molti che un gruppo heavy metal lavori per Mediaset.
Come siete arrivati a lavorare per il network? Cosa vi ha spinto a realizzare materiale per la TV? Vi hanno chiamato loro o avete cercato voi di introdurvi? Chi sono i vostri “contatti” in Mediaset? Da quanto tempo lavorate per Mediaset? Lavorate ancora per loro?

Frank. Come dicevo l’inizio è stato casuale come collaboratore esterno. In realtà abbiamo trovato spazio proprio perché mancavano degli autori sul genere per così dire di “azione” che ha trovato la sua realizzazione su Italia 1, l’emittente più “action” delle 3. Non a caso diversi station break, e alcune televendite all’interno del Wrestling dell’ultima stagione, sono nostri brani.
Poi noi lavoriamo per il “settore” in genere, è ovvio che Mediaset sia il più forte del mercato. Ma altre collaborazione come quella per la radio ROCK FM o per altri studi videografici portano ugualmente divertimento e soddisfazione, quindi si lavor sempre. Noi abbiamo adottato questa filosofia: si lavora, perché per noi fare musica è naturale, e poi si vedrà il da farsi, e per ora i risultati ci hanno dato ragione. In buona sostanza quindi noi lavoriamo per noi, se poi questo coincide con le esigenze del mercato, benvenga.

In cosa consiste il vostro lavoro per Mediaset? Si tratta di brani interi, successivamente “tagliati”? O solo di “jingle” televisivi? E’ tutto materiale originale o avete usato anche musica realizzata per altre occasioni? Sono pezzi strumentali o anche cantati? Potete elencarmi qualche trasmissione e il relativo titolo del brano, se esiste, per cui avete realizzato della musica?

Frank. Nella maggior parte dei casi si tratta di brani interi poi montati sul video in base a esigenze precise, ma per esempio nel caso della sigla di 8mm ma anche dell’ Appello del Martedì (credo stagione’94/95 o giù di lì) lavorammo proprio su una struttura precisa e precostituita.
La maggior parte dei brani sono inediti e composti proprio per quel tipo di utilizzo, alcuni sono davvero belli ed è un peccato che ne venga utilizzata solo una parte. Proprio in questi mesi sto lavorando affinchè vedano la luce anche come pubblicazione discografica infatti, e non lo escludo. In altri casi abbiamo rielaborato dei brani degli ARACHNES che si prestavano particolarmente, ovviamente rivedendo strutture e mix e parti melodiche, si tratta di materiale tutto strumentale.
Diversamente per la pubblicità ricordo lo spot della Lancaster, per cui lavorammo sullo storyboard con l’obbligo di cambi musicali al secondo, fummo presenti anche nelle riprese infatti.

Della vostra produzione televisiva, avete pubblicato qualcosa? Avete l’intenzione di farlo? C’è qualcosa di ascoltabile online?

Frank.Eh eh…. Come ti dicevo è mia intenzione, ma la cosa richiede tempo, non è facile mettere d’accordo tutti, autori,editori, distributori… per fortuna mi piace fare anche il produttore oltre che l’autore….

Com’è il vostro “metodo di lavoro” per quanto riguarda la produzione televisiva? In cosa differisce dal vostro metodo usuale? Quando vi viene “commissionato” un pezzo, che indicazioni avete? Potete visionare il video su cui verrà montata la musica? O avete solo indicazioni verbali?

Frank. Credo che rispetto al normale metodo di lavoro, quello per usi televisivi sia più seriale ma nel contempo più sintetico. Devi dire molto in molto poco tempo. Faccio l’esempio di un’altra collaborazione di cui vado orgoglioso: siamo autori di quasi tutta la “spottistica” ufficiale di Radio Rock FM (www.radiorockfm.com) oltre che di diverse loro sigle! Dovevamo fare una sigla stile Punk di circa 10 sec.! Divertentissimo dover fare tutto in così poco spazio, devi ingegnarti sui timbri da usare, per dare il giusto taglio. Non sono solo accordi, ma colori che danno un’impatto acustico e visivo! E questo credo sia estremamente creativo.
Per quanto riguarda la visione del video oramai si lavora così di corsa che raramente c’è la possibilità di farlo, eccezion fatta per usi particolarmente di rilievo ovviamente,

A quali controlli ed influenze siete sottoposti durante il vostro lavoro? Dovete sottoporre dei “provini” a qualcuno che li può accettare o rifiutare? Se sì, vi è mai capitato e perché? Lavorate negli studi di Mediaset o nel vostro studio personale?

Frank. Quasi sempre presentiamo quelli che non chiamo provini ma “advanced tape”, non so se sia un termine che esiste o che qualcuno usa, ma a me e ai miei collaboratori, nonché alle persone a cui li sottopongo è ben chiaro cosa siano: una sorta di stadio dei lavori corrispondente al 75% del risultato finale, potrebbe essere il concetto di un “super provino” o se preferiamo di un “quasi Master”, questo grazie al fatto che lavoriamo nel nostro studio di registrazione e possiamo lavorare quanto e quando vogliamo. Negli studi Mediaset normalmente si fa la post-produzione e l’editing.
Al momento non ci è capitato che non venissero accettati dei lavori, ma se dovesse succedere non è un dramma; è possibile che nella quantità qualcosa non vada bene, non vedo il problema. Anche Vasco Rossi ha perso Sanremo anni fa…

Cosa vi ha lasciato questa esperienza? Come ha influito anche sul resto della vostra produzione musicale? La giudicate un’esperienza positiva? Lo rifareste (o continuereste a farlo)? Cosa cambiereste o avreste voluto cambiare?

Enzo. Lavorare per la televisione, il cinema e il teatro è un’esperienza utilissima per un artista. Sono in molti a sostenere che i tempi narrativi degli Arachnes siano molto interessanti. Qualcosa è cambiato in me quando, negli anni novanta, realizzai la colonna sonora e tutta la rumoristica di uno spettacolo teatrale che ebbe un enorme successo di critica e di pubblico. Non nascondo che nel rock lavoro spesso sulla musica e poi sul testo, e invece lavorare sul testo è come dover cogliere la musica che è intrinseca al testo stesso. Credo che questo modo di lavorare sia alla base del rapporto fra musica e multimedialità. Lo faccio, lo rifarei, e spero di farlo ancora per molto. Il mio sogno è di dare musica a dei quadri, un po’ come Mussorgskji nei “Quadri di un’esposizione”. So che il lavoro con la televione e il teatro mi ha aiutato e mi aiuterà.

Desideriamo ringraziarti per lo spazio che ci hai dato, e salutiamo voi e tutti gli appassionati di queste cose, sperando di avervi raccontato qualcosa di utile. Un grande saluto!

Per chi ne volesse sapere di più: www.arachnes.it